Sì c’è differenza, anche se minima in alcuni casi.
Intanto, a parità di produttore, le buste da conservazione in genere richiedono meno tempo rispetto a quelle da cottura.
In realtà però la differenza di tempo di saldatura delle buste sottovuoto dipende da diversi fattori.
Oltre fatto che si tratti di una busta da cottura o da conservazione, come hai già detto, molto dipende anche:
- dal materiale con cui è composta;
- dallo spessore della busta che devi saldare;
- dalla barra saldante;
- dal modo in cui la confezionatrice gestisce la fase di saldatura.
Per esempio, alcune macchine riscaldano la barra solamente nel momento in cui termina il ciclo di vuoto, altre invece hanno una sorta di preriscaldamento che può iniziare prima della fine del ciclo o durante. Altre ancora proseguono il riscaldamento anche dopo, cioè sfruttano il tempo in cui viene reimmessa l’aria finché la barra non ritorna in posizione. Alcune confezionatrici adottano addirittura tutti e tre i metodi.
Però il parametro di saldatura corretto della propria macchina sottovuoto lo si trova facendo dei tentativi, dipendentemente dai fattori che ho appena elencato.
In ogni caso, come ha già detto anche
Andrea, l’importante è che alla fine del processo si ottenga una saldatura lineare e omogenea, con la trama della controbarra ben visibile e ordinata. Una saldatura perfetta dovrebbe mantenere la trasparenza originale della busta, senza presentare sbavature, bolle o essere visibilmente “cristallizzata” o addirittura diventare bianca, perché vorrebbe dire che il tempo è di saldatura è troppo lungo.
Diciamo che deve risultare molto simile alla saldatura di fabbrica che vedi nella “cornice” della busta.
L’obiettivo è sostanzialmente questo:
